E’, ormai, assodato e sotto gli occhi di tutti come i social media, nel mondo di oggi, siano tra gli strumenti più usati da tutti noi e quanto questi possano, a volte negativamente a volte positivamente, influenzare i nostri comportamenti e le nostre scelte.
Se questo avvenisse chiaramente e alla luce del sole non ci sarebbe nessun problema; il punto è che, purtroppo, le piattaforme di social media sono state progettate e sviluppate (anche) anche per fare leva sulle nostre debolezze mentali e psicologiche, ed è proprio grazie a queste scappatoie che queste piattaforme sono riuscite a raggiungere il successo e la diffusione che tutti oggi conosciamo.
Ovviamente non è però detto che dobbiamo essere vittime passive della loro programmazione ma che, anzi, dobbiamo essere consapevoli del loro funzionamento per poterli sfruttare al meglio e nel pieno delle loro possibilità.
Guardiamo quindi alcuni accorgimenti che, ciascuno di noi, nel suo piccolo, può osservare per cercare di essere attori più consapevoli della realtà che ci circonda.
Il problema della filter bubble
La bolla di filtraggio, come si chiama in italiano, è, per l’appunto, una bolla in cui decidiamo di rimanere e grazie alla quale arrivano a noi solamente le informazioni che tendono a confermare le nostre opinioni.
Se, ad esempio, siamo convinti che l’uomo non sia mai sbarcato sulla luna, le piattaforme di social media tenderanno a proporci siti, documenti o profili che, in qualche modo, confermeranno la nostra visione del mondo.
Il problema di questo è che, così facendo, non troveremo mai la pluralità di informazioni necessaria per crearci una opinione completa e a 360 ° degli argomenti, il che, ovviamente, si riflette anche in maniera molto negativa sulla nostra completezza in qualità di persone, cittadini e lavoratori degli anni 2000.
Il problema del confirmation bias
Ma, un’altra cosa da cui dobbiamo guardarci bene è il bias di conferma ossia quella attività che, magari spesso in maniera inconsapevole, mettiamo in moto ogni volta che ricerchiamo qualche notizia o fonte che confermi le nostre opinioni.
Tornando un secondo al caso visto sopra di negazionismo dell’allunaggio è chiaro quindi che io tenderò a ricercare notizie e informazioni che, in un modo o nell’altro, mi daranno la conferma che sì, in effetti, l’uomo non è mai sbarcato sulla luna.
Il problema del bandwagon effect
Ma un’altra cosa da cui ci dobbiamo guardare attentamente è il cosiddetto effetto carrozzone, ossia quel fenomeno tale per cui, di nuovo in maniera quasi inconscia, riteniamo che se la maggioranza delle persone pensa che una qualche informazione sia corretta, affidabile e quindi anche vera, beh, allora, non c’è motivo per dubitare che effettivamente sia così.
Questo accade perché noi essere umani, forse anche un po’ per pigrizia mentale, siamo più propensi a dare più credito a quello che pensa la maggioranza della gente pensando che appunto se lo pensano in tanti un motivo ci sarà, no?
Un problema di privacy
Che uno dei modelli di business più diffusi nel mondo dei social media sia la vendita dei nostri dati personali e dei nostri dati di navigazione è appurato ed è sotto gli occhi di tutti. Navigare su internet senza lasciare tracce è quantomeno difficile, se non impossibile.
Così stando le cose, però, abbiamo la possibilità di decidere che cosa condividere e che cosa mantenere privato. Il fatto di condividere le proprie informazioni personali potrebbe, a prima vista, sembrare un problema banale o, perlomeno, di scarsa importanza; ma sempre più persone, ormai, si rendono conto che perfino la vita politica è spesso influenzata da quello che accade sui social media e va da sé che ciò che accade nella vita politica poi abbia un riflesso nella vita reale di ciascuno di noi.
Dobbiamo quindi essere consapevoli che condividere online i propri dati personali non ha una valenza solamente ipotetica e teorica, ma ha un riflesso diretto e tangibile nella vita di ciascuno di noi.
L’utilizzo dei social media sta diventando, uno strumento imprescindibile e importantissimo per il nostro lavoro, qualunque esso sia, e uno strumento di grande aiuto quando si tratta di sviluppare le nostre abilità interpersonali (uno degli ingredienti più importanti per il proprio sviluppo professionale come, ad esempio, visto su questo sito).
Oltretutto, un utilizzo consapevole dei social media è una palestra insostituibile per sviluppare un maggior pensiero critico e approfondire le nostre capacità di ricerca, ma è soprattutto un modo per trovare la nostra individualità al netto di tutto ciò che gli altri possono pensare e di tutto ciò che le macchine e i software dedicati ci possono proporre.
Insomma è chiaro che essere persone consapevoli, non è affatto facile.
Questo vale tanto per questioni di scarso peso, ma assume una maggiore rilevanza quando la nostra condotta sui social media ha un diretto riflesso sulla nostra vita e sulla nostra realtà quotidiana.
Per questa ragione è importantissimo saperli usare in maniera consapevole soprattutto per non diventare facile preda dei cacciatori di dati personali.