Le donne che hanno figli pagano un prezzo molto alto, con una penalizzazione sul lavoro che è oggetto di analisi. Se al Nord i dati non sono per nulla positivi, al Sud c’è un vero e proprio divario.
I dati Istat mostrano questo gap lavorativo e non generazionale, che si basa sullo studio dell’occupazione delle donne con figli e senza. Nella maggior parte dei casi, le imprese sono ancora “al maschile” e si scelgono donne che possano dare all’azienda tempo e dedizione chiedendo – seppur non direttamente – di scegliere da che parte stare.
Gap al Sud, le donne con figli non possono anche lavorare?
In questo articolo di approfondimento sul lavoro femminile in Italia si nota una forte inoccupazione, proprio per la rinuncia che alcune donne fanno a favore dei figli. Non è sempre facile conciliare famiglia, figli, asilo e baby sitter per seguire il proprio lavoro e dedicarsi alla carriera.
Nonostante in alcune famiglie italiane si cerca di trovare un buon compromesso tra mamma e papà, tra l’altro ben riuscito, in altre non è possibile. Come accennato i dati del Sud e Centro sono pessimi, ma è al Sud che le mamme con figli sembra che debbano rinunciare alla loro carriera come dipendente.
Chi desidera continuare ad andare avanti, deve mettersi in proprio o trovare una società che accetti gli impegni di una famiglia con figli consigliando anche il smart working (ove possibile).
L’occupazione delle donne dai 20 ai 50 anni – secondo l’Istat – è del 53,9% con figli – almeno uno di età inferiore ai 6 anni. Il divario tra le donne senza figli e quelle con figli è grande, ma è ancora più preoccupante quello che riguarda il livello di istruzione. Se la donna ha una laurea, si ha un buon 93% di occupazione – mentre il diploma fa crollare i dati al 70,9% e la licenza media non supera il 49%.
La media e i dati dell’Unione Europea
I dati Eurostat hanno messo a disposizione una visione completa di come le donne siano in netta minoranza, sotto un punto di vista lavorativo. Nel 2021, per esempio, ci sono donne che hanno almeno un figlio e la percentuale di occupazione medio del 72%.
Il vero obiettivo è l’eliminazione di ogni forma di discriminazione per tutte le donne con figli, in età diverse, sempre secondo l’agenda 2030. Un appuntamento molto importante, che toccherà non pochi argomenti e per la quale tutti i Paesi Europei dovranno farsi trovare preparati.
Per una donna con figli sarebbe ideale poter avere un orario flessibile e la modalità smart working, nelle realtà con questa possibilità. Dove, al contrario, il lavoro si svolge solo in presenza diventa imperativo osservare quali sono le esigenze di ogni persona e modificare la visione dell’azienda per un futuro migliore.
Il 2030 non è poi così lontano e sono molti i Paesi che stanno già rispondendo in positivo, per raggiungere i vari obiettivi. L’Italia è in corsa, anche se per ora i dati non dimostrano un cambiamento concreto sotto il piano professionale femminile.